Alle giovani donne che si apprestano a intraprendere la mia carriera e, ancor prima alle ragazze più giovani che sognano già un futuro in azzurro, vorrei dire che non esistono obiettivi che non possono essere raggiunti; non esiste limite alle nostre capacità, soprattutto se supportate da passione, spirito di sacrificio e umiltà.
Nel nostro mondo la competenza non ha genere, la professionalità non ha razza, siamo professionisti che si confrontano quotidianamente senza pregiudizi, consapevoli delle reciproche capacità.
Speciale 8 Marzo | AvioHub
Oggi, 8 marzo, ricorre la giornata internazionale dei diritti della Donna, o festa della Donna, per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo.
Anche quest’anno, per celebrare questa data, abbiamo scelto di portare su AvioHub un’intervista ad una donna che è un esempio nel mondo dell’aviazione.
Per lo “speciale 8 marzo” 2024, abbiamo intervistato la Magg. Sara F., Pilota di Tornado dell’Aeronautica Militare assegnata al 6° Stormo di Ghedi (BS)
Scopriamo insieme a lei cosa ha contraddistinto il suo percorso e cosa significa essere un pilota dell’Aeronautica Militare Italiana.
Gentile Magg. Sara, innanzitutto grazie per la disponibilità. Inizio come di consueto questa serie di interviste chiedendole cosa l’ha portata ad entrare nell’Aeronautica Militare e come si è articolato il suo percorso all’interno della Forza Armata.
L’iter per intraprendere la carriera in divisa – e più nello specifico di pilota militare – inizia con la fase concorsuale che viene istituita annualmente tramite specifico bando; lo stesso può essere visionato online sul sito dell’Aeronautica Militare.
Il concorso si divide in più fasi a sbarramento che portano alla decretazione finale dei vincitori: si tratta di visite mediche, prove fisiche e psicoattitudinali, nonché test ed esami culturali ad ampio spettro.
Diventare pilota militare – link ai bandi di concorso (AM)
Nel mio caso specifico, ho sempre sognato di diventare pilota e seguire la carriera militare; per questo motivo, nonostante vivessi in Trentino, ho frequentato le superiori presso l’Istituto Tecnico Aeronautico di Forlì, una delle poche scuole in Italia con indirizzo specifico legato alla disciplina del volo.
In seguito ho partecipato al concorso per entrare in Aeronautica Militare con il Corso Ibis V come Allievo Pilota e sono riuscita con infinito orgoglio a raggiungere questo ambitissimo traguardo.
Ci ha detto che attualmente vola sul Tornado, velivolo che ha segnato la storia dell’Aeronautica Militare e che ha da poco superato i 40 anni di operatività nella Forza Armata.
Il Tornado è un velivolo ancora determinante per l’espressione della capacità di attacco aria-suolo e ricognizione tattica dell’Aeronautica Militare.
È uno dei più polivalenti ed efficaci aerei da combattimento, ancora pienamente operativo in Forza Armata: gli aggiornamenti software e avionici apportati nel corso degli anni gli consentono di svolgere appieno la sua missione in maniera sicura ed efficace.
Ciò è testimoniato dalle attività addestrative quotidianamente svolte, dai voli effettuati nei nostri cieli – anche a favore di esigenze civili e in supporto a calamità naturali, con attività di ricognizione fotografica – e dai contesti internazionali che hanno visto questo assetto aereo impiegato con successo in tutte le Campagne dove è stato chiamato a operare.
Focus: il Tornado
Quella del Tornado è una storia aeronautica che affonda le sue radici negli anni ’70, quando varie nazioni europee si ritrovarono nella necessità di sviluppare una nuova generazione di aerei da combattimento in grado di svolgere molteplici missioni del Potere Aerospaziale, garantendo così il rimpiazzo di varie tipologie di velivoli a cui all’epoca erano affidati tali compiti. Fu definito un programma comune che portò alla definizione finale del progetto “Tornado”. Vi aderirono Italia, Regno Unito e Germania.
Un progetto ambizioso, una collaborazione che pose le basi per la nascita di una vera e propria industria aeronautica europea. Competenze, professionalità, esperienze a confronto per lo sviluppo di sofisticate capacità, che diedero la spinta per un vero e proprio salto tecnologico in avanti.
Nel corso della loro storia, i Tornado hanno preso parte a tutte le attività operative e addestrative a cui la Forza Armata ha dovuto far fronte, dai cieli nordici ai paesaggi desertici del Medio Oriente, a partire dall’inizio degli anni novanta, nel corso dell’operazione “Desert Storm” in Iraq, quando 8 velivoli Tornado, provenienti dal 6° Stormo, dal 36° Stormo di Gioia del Colle e dal 50° Stormo di Piacenza, furono rischierati sulla la base aerea di Al Dhafra negli Emirati Arabi Uniti quale contributo italiano allo sforzo internazionale in risposta all’invasione irachena del Kuwait.
Negli anni successivi presero parte alle operazioni di pace nella ex Yugoslavia nel 1995 e in Kosovo nel 1999 e altresì operarono con missioni di ricognizione e di supporto alla protezione civile in occasione di diverse calamità naturali quali il terremoto in Molise e l’eruzione dello vulcano Stromboli. Inoltre, sempre in quegli anni, collaborarono con la Corte di Giustizia Internazionale per l’individuazione delle fosse comuni nell’area dei Balcani.
Dal novembre 2008 al novembre 2009 i Tornado parteciparono all’operazione ISAF in Afghanistan e dal marzo del 2011 furono rischierati in Sicilia per l’operazione Odyssey Dawn prima e Unified Protector dopo, condotte dalla NATO in Libia in accordo alle risoluzioni n.1970 e n.1973 del consiglio di sicurezza dell’ONU.
A seguito dell’espansione in Iraq ed in Syria dell’Islam State of Iraq and the Levant (ISIL), l’Italia aderì alla Coalition of Willing a guida USA con lo scopo di combattere la minaccia terroristica supportando le forze di sicurezza regionali. In questo contesto, il 6° stormo ha partecipato per ben 2 anni alle attività di ricognizione sui cieli dell’Iraq con 4 Velivoli Tornado nell’ambito dell’operazione Inherent Resolve.
Attualmente è assegnata al 6° Stormo di Ghedi (BS). Quali sono le missioni e i compiti principali, svolti in territorio nazionale ed estero, del reparto?
Il 6° Stormo “Alfredo Fusco” ha il compito di acquisire e mantenere la capacità di svolgere operazioni di interdizione, ricognizione e supporto alle forze di superficie, nonché ricognizione elettronica e supporto aereo contro obiettivi relativi a forze ostili o nemiche; contribuisce alla difesa dei cieli italiani e dell’Alleanza Atlantica con specifiche capacità operative e tecnologie di ultima generazione.
Assicura inoltre l’attività di conversione operativa e standardizzazione degli equipaggi di volo assegnati alla linea Tornado, e opera con velivoli Tornado IDS (Interdiction Strike), Tornado ECR (Electronic Combat and Reconnaissance) ed F-35A.
Per quanto concerne l’attività in ambito nazionale, essa è sostanzialmente rivolta a un costante addestramento, volto ad assicurare la prontezza e la preparazione che mettiamo al servizio del Paese. Il 6° Stormo, inoltre, mette le proprie capacità a disposizione delle autorità civili per l’ordine pubblico, ad esempio in casi di emergenza e/o calamità naturali.
Le attività all’estero, nell’ambito delle missioni Internazionali, sono sicuramente una parte importante nella vita di un pilota. Danno la possibilità di raccogliere i frutti del proprio percorso formativo e addestrativo, di offrire un contributo tangibile alla Sicurezza Internazionale, ma anche di crescere attraverso il confronto con gli equipaggi degli altri Paesi alleati e di coalizione.
Il Tornado è l’unico cacciabombardiere in dotazione all’Aeronautica Militare dove l’equipaggio è formato necessariamente da due persone, un pilota ed un navigatore. Può dirci di più su questa composizione?
Oltre al pilota, che si occupa della condotta dell’aeromobile in ogni fase di volo, nel back-seat trova posto il navigatore, operatore responsabile specificamente della gestione sistema di navigazione, dell’armamento e dell’avionica del velivolo.
Pilota e navigatore: due ruoli distinti, specifici, sinergici e complementari, che collaborano in “real time” con l’obiettivo di portare a termine la missione assegnata.
Nella sua carriera nella Forza Armata, qual è stato il momento che più l’ha resa felice ed orgogliosa di essere una donna in divisa?
I momenti che mi hanno resa orgogliosa della scelta che ho fatto sono numerosi e non è facile sceglierne uno; tutti questi, tuttavia, sono accomunati dalla consapevolezza di far parte della grande famiglia Aeronautica, fatta di uomini e donne che lavorano silenziosamente con umiltà, senso del dovere e professionalità, e che operano e si impegnano nel nome e nel rispetto dei nostri valori fondanti.
E il momento più impegnativo?
I momenti impegnativi sono molteplici, sia durante l’attività volativa che a terra; è infatti un lavoro peculiare che richiede costante impegno e concentrazione.
La giornata di un pilota è suddivisa tra la pianificazione, il briefing di missione, il volo e l’attento riesame degli eventi in volo: essa è pertanto molto intensa in ogni sua fase. Ogni sforzo viene sempre affrontato con la massima professionalità, dedizione e senso di appartenenza al Gruppo, allo Stormo e alla grande squadra azzurra.
Condividendo innumerevoli esperienze insieme, io e i miei colleghi vantiamo un’unione di valore inestimabile che, anche a livello umano, ci permette di lavorare in sintonia, con complicità e consapevolezza di poter contare sempre l’uno sull’altro.
Oggi si festeggia la giornata della Donna e sono certo che sono in molti, donne e uomini, ad ammirare il suo percorso, la sua determinazione e il suo lavoro. Che consigli si sente di dare alle giovani donne desiderose di intraprendere una carriera nell’Aeronautica Militare?
Alle giovani donne che si apprestano a intraprendere la mia carriera e, ancor prima alle ragazze più giovani che sognano già un futuro azzurro, vorrei dire che non esistono obiettivi che non possono essere raggiunti; non esiste limite alle nostre capacità, soprattutto se supportate da passione, spirito di sacrificio e umiltà. Nel nostro mondo la competenza non ha genere, la professionalità non ha razza; siamo professionisti che si confrontano quotidianamente senza pregiudizi, consapevoli delle reciproche capacità.
L’eterogeneità del nostro ambiente non crea differenze al suo interno, bensì aggiunge valore inestimabile perché permette di sfruttare peculiarità singole a favore della collettività.
Com’è essere “Mamma e Pilota di Tornado”?
Sono mamma di un bambino in età scolare, di nome L., che cresce quotidianamente nella consapevolezza di far parte di una grande famiglia. Ama gli aerei e non nego di provare un certo orgoglio quando dice di voler diventare un pilota militare come la mamma; ma qualsiasi cosa vorrà fare, avrà sempre il supporto di noi genitori.
Con il tempo ho infatti imparato che fare un lavoro che appassiona è una delle fortune più grandi che si possano ottenere nella vita, qualsiasi esso sia.
La relazione tra essere mamma e pilota è assolutamente peculiare: spesso siamo lontani da casa e in queste casistiche L. rimane con mio marito – anche lui militare – o, viceversa, rimaniamo io e lui in attesa che il papà ritorni.
La nostra quotidianità è sicuramente molto dinamica e ricca di cambiamenti, novità, spostamenti, viaggi e scoperte; è fatta di orari lavorativi talvolta impegnativi ma che vengono gestiti per assicurare a nostro figlio la massima serenità.
Per lui la tuta da volo che indosso ogni mattina è un abito comune da lavoro, che assume ai suoi occhi il significato di qualsiasi altra divisa lavorativa; ed è proprio questo che cerchiamo di insegnargli: l’importanza di ogni lavoro, il rispetto per ogni persona che si impegna nel quotidiano, senza concetti di élite di nicchia.
Grazieeee un miliardo di volte per quello che fate. Vostro juanito 65 Vercelli.